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Gestione della classe e comportamenti problematici a scuola – Taranto, 21-23 marzo 2025

Marzo 21 @ 8:00 - Marzo 26 @ 17:00

Dal 21 al 23 marzo 2025 Taranto ha ospitato il convegno nazionale dal titolo “La gestione della classe e i comportamenti problematici a scuola” organizzato da LS Scuola e dal Centro Darwin di Formazione e Ricerca, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Renato Moro di Taranto, con il Cedisma (Centro Disabilità e Marginalità, e con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola (Anp) di Taranto.

Più di cento docenti dei quattro ordini di scuola (infanzia, primaria, secondaria di primo e di secondo grado) e diversi dirigenti del territorio pugliese hanno partecipato per riflettere, confrontarsi, discutere e, soprattutto, per formarsi insieme su una delle sfide più attuali che il panorama educativo pone all’insegnante all’alba del terzo millennio.

Ha aperto il Convegno Carlo Petracca, direttore del Centro Darwin di Formazione e Ricerca, che ha coordinato i lavori durante tutte le tre giornate. Nella sua introduzione ha rimarcato l’importanza di alcuni principi con cui gestire i comportamenti problematici: certamente non hanno senso punizioni e rimproveri più o meno pesanti perché, come sostiene Bruno Bettelheim, essi producono solo l’effetto di ridurre al silenzio e non di ridurre i comportamenti disfunzionali; non ha senso neppure cedere alla rassegnazione (è fatto così, non c’è niente da fare) che sarebbe un’ingiustizia, in quanto negherebbe allo studente la possibilità di farcela. Gli insegnanti dovrebbero contemplare, secondo Petracca, tra le categorie dell’ ”essere” (sono fatti così) e del “dover essere” (dovrebbero essere così) una terza categoria, più motivante e incoraggiante per lo studente, quella del “poter essere”. È necessario trasmettere agli alunni l’idea che possono farcela sia nel conseguire apprendimenti positivi sia nell’assumere comportamenti adeguati; i comportamenti problematici, inoltre, vanno affrontati per ciò che sono: messaggi di aiuto implicito che l’alunno ci invia e non delle caratteristiche intrinseche della persona-alunno.

Hanno portato i saluti istituzionali Loredana Bucci, dirigente scolastico e presidente dell’ANP di Taranto, Giovanni Semeraro, presidente ANP Brindisi e Valentina Chinnici, presidente nazionale del CIDI.

Speranza e passione (Don Milani), non come ottimismo a prescindere, ma come consapevolezza ragionata e fondata di potercela fare, sono due componenti imprescindibili per affrontare le sfide educative del nostro tempo, a condizione di liberarsi del mito pedagogico dell’infallibilità didattica e di acquisire la piena consapevolezza di quanto sia necessario fermarsi per formarsi, cogliere opportunità formative di ampio respiro educativo. Di questo è assolutamente certa la dirigente Loredana Bucci, attenta ai bisogni formativi dei docenti e con un’idea molto chiara di scuola, inclusiva, proattiva, comunitaria, costruita negli anni di dirigenza e in un confronto professionale sempre aperto anche con le personalità di spicco nazionale intervenute nell’evento.

Giovanni Semeraro ha focalizzato l’attenzione sui tre aspetti cruciali nella gestione della classe: comunicazione, relazione, organizzazione e ha rappresentato la necessità di un patto di corresponsabilità tra tutti gli attori e operatori che gravitano intorno alla vita di una classe.

Valentina Chinnici, con il tono appassionato e coinvolgente che la contraddistingue, ha invitato, nel difficile e ingrato compito che gli insegnanti hanno di fronteggiare il disagio giovanile, muovendosi nel terreno insidioso di una società liquida, a non avere paura di andare controcorrente e a non perdere mai di vista la finalità principe della scuola, inscritta nell’articolo 3, comma 2, della Costituzione Italiana.

Luigi D’Alonzo, professore ordinario di Pedagogia speciale dell’Università Cattolica di Milano e fondatore del Cedisma (Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e Marginalità), ha tenuto la relazione introduttiva e ha richiamato l’attenzione sulla fase evolutiva complessa del mondo scuola, caratterizzata da una epidemia di solitudini. Di fronte a questo scenario la via maestra è l’educazione che dona la possibilità di creare ponti attraverso pilastri relazionali che richiamano i concetti di genuinità, stima ed empatia (Rogers), gettando così i semi di un clima positivo in classe. Attraverso un focus sulla motivazione, che non è innata, stabile e invariabile, ma risponde a bisogni di mancanza e bisogni di crescita (Maslow), il professore ha sottolineato l’importanza dello sviluppo di una motivazione intrinseca negli studenti, piuttosto che estrinseca. Ha indicato, anche, ciò che il docente può fare per una gestione della classe che promuova interesse e partecipazione: presenza efficace, controllo prossimale, effetto onda, comunicazione chiara e precisa, comunicazione non verbale, uso della voce, slancio e scorrevolezza.  Ha approfondito, inoltre, i temi della differenziazione didattica, come via possibile per una scuola più attenta ai bisogni degli studenti, “una scuola che non odori di muffa”, consapevole che ogni bambino ha “poteri differenti”. Rispetto alla gestione dei comportamenti problematici in classe, ha insistito sui presupposti dell’inclusione, analizzandone i pilastri, focalizzando l’attenzione sulla corretta analisi dei bisogni entro la cornice sociale attuale che include attenzione, connessione (relazione), identità, competenza, controllo, divertimento. L’illustre relatore, infine, ha lanciato, con fermezza e convinzione, agli insegnanti il messaggio che si può fare scuola “bene”, se si accolgono spunti e stimoli di esperienze efficaci proposte come buone pratiche. Benessere di ogni persona che abita la scuola e riflessività come tempo e spazio per fermarsi e riflettere sono le parole chiave del suo interessante e coinvolgente intervento.

Sempre nella giornata introduttiva Silvia Maggiolini, associata di Didattica e pedagogia speciale dell’Università Cattolica di Milano, ha parlato dei “Presupposti dell’inclusione dei bambini con comportamenti problematici” facendo riferimento a diversi fattori: il ruolo della formazione, l’inclusione diffusa, il linguaggio, il ruolo del contesto, la classe come luogo della complessità, le strategie di osservazione, le strategie comunicative e relazionali. A seguire Elena Zanfroni, anche lei associata di Didattica e pedagogia speciale dell’Università Cattolica di Milano, ha trattato del “Ruolo-chiave del docente nella gestione dei comportamenti problematici” precisando che noi spesso ci concentriamo sul “fare” (cosa posso fare, cosa devo fare) e dimentichiamo che prima del fare ci sono i fattori di carattere generale che il docente dovrebbe curare: benessere personale, benessere emotivo-sociale, benessere organizzativo, l’ambiente di apprendimento, riflessività e collegialità, alleanza scuola- famiglia.

La giornata introduttiva ha fornito un quadro teorico di alto livello scientifico cui ispirare le strategie di intervento illustrate poi nel secondo giorno.

Elena Zanfroni, Silvia maggiolini e Paola Molteni (anche quest’ultima docente di Didattica e pedagogia speciale dell’Università cattolica di Milano) hanno coordinato per l’intera giornata di sabato 22 marzo i laboratori pratici, suddivisi per ordine di scuola, in cui sono state offerte strategie concrete per affrontare le sfide quotidiane in aula. Dei loro interventi rimane il monito a fare attenzione alle parole che diventano narrazioni e costruiscono “mappe”, spesso diverse dal “territorio” reale che rappresentano. Così è necessario, ad esempio, differenziare un atto aggressivo da una condotta aggressiva e da un’identità aggressiva. Più in generale è necessario andare oltre le “mappe”, oltre le rappresentazioni, parziali e spesso distorte da pregiudizi e stereotipi che disegniamo nelle nostre menti, per osservare più attentamente il “territorio”, ossia lo studente nel suo agire reale e quotidiano, imparando a farci domande piuttosto che affrettarci a dare risposte di conferma non rispetto a “come le cose sono” ma, inconsapevolmente, a “come noi siamo”.

Così come sarebbe utile progettare strategie di intervento per affrontare i comportamenti problematici adottando la stessa prospettiva di Abraham Wald, ingegnere chiamato a riparare alcuni aeroplani statunitensi danneggiati nella seconda guerra mondiale. Contrariamente alla soluzione più ovvia, Wald progettò un piano di recupero che non mirava a riparare le parti danneggiate, ma a sostenere e rinforzare le parti sane. Analogamente, per aiutare i ragazzi non bisognerebbe sforzarsi tanto nel tappare le mancanze, quanto provare a rinforzare le parti ancora integre.

Durante i laboratori, sono stati trattati temi cruciali” e fornite risposte concrete e molto utili ad orientare l’azione dei docenti: il benessere personale e professionale degli insegnanti, l’autoregolazione emotiva, il contagio emotivo, l’inibizione delle risposte inadeguate, l’uso di strumenti di dialogo e mediazione, il potenziamento delle funzioni esecutive e dell’autocontrollo negli studenti.

Carlo Petracca, il giorno 23 marzo,  ha concluso il convegno con l’intervento “Essere insegnanti oggi: la persona all’alba del terzo millennio“, in cui ha offerto una riflessione profonda sul ruolo dell’insegnante nell’epoca contemporanea.  Il messaggio è inequivocabile: non si educa fuori del tempo. Se la società è complessa è necessario non isolarsi: c’è interdipendenza tra società e scuola e se ci sono delle tendenze che non hanno una legittimità educativa bisogna reagire a quelle tendenze, adottando la soluzione di un’aderenza reattiva.

La sfida educativa è, quindi, contrastare l’avanzata del disumano, inumano e postumano innanzitutto puntando su scelte didattiche caratterizzate da un forte respiro educativo, recuperando l’umanità classica, la filantropia, selezionando tra i contenuti quelli con maggiore “pregnanza educativa”.

Per collegarsi al tema del convegno ha ribadito che bisogna, inoltre, curare la prosocialità, far vivere l’importanza dello scambio e del mutuo aiuto, promuovere il rispetto della diversità e anche il rispetto delle regole: principi e fattori che aiutano a ridurre i comportamenti problematici in classe. Ed è con questa immagine della classe come palestra di democrazia che si chiude questa tre giorni intensa e proficua che ha aperto menti e cuori di tutti i presenti alla possibilità di credere con fiducia che “fare bene scuola” si può, ma insieme, ovvero a condizione di essere aperti al confronto, alla formazione, all’osservazione reciproca.

Una scuola, pertanto, che si costruisce insieme, come una comunità di apprendimento che coinvolge non solo gli insegnanti, ma anche gli studenti, le famiglie e tutte le figure educative;  principio, a me pare, in perfetta sintonia  con il modello “Senza Zaino” che noi insegnanti dell’Istituto comprensivo R. Moro, portiamo avanti con lo scopo  di mettere al centro il benessere di ogni membro della scuola, promuovendo un’educazione che non è mai isolata, ma sempre condivisa e partecipata, in cui ogni individuo ha un ruolo attivo, dentro e fuori la classe, in cui si cresce non solo nei risultati, ma soprattutto nella capacità di relazionarsi e di riflettere insieme, sempre con l’obiettivo di far emergere il potenziale di ciascuno.

Una scuola che può crescere su stessa e arrivare ad esprimere un potenziale infinito se pensata e agita non da singoli docenti, ma da una comunità intera di persone che vivono la propria funzione come “la professione più bella del mondo”!

Ogni singolo intervento in questo convegno ha lasciato in questo senso un segno tangibile, ha permesso agli insegnanti presenti di fermarsi e formarsi per procedere, “affilare la lama” dell’essere docenti, di ricostruire un orizzonte di senso di ampie vedute, entro cui collocare la propria professionalità educativa con contorni sicuramente più nitidi nelle finalità e nelle modalità d’azione.

Questo messaggio è stato confermato anche dalla storia raccontata nei laboratori sulla disperazione di un taglialegna che, pur mettendoci impegno e passione, non sarebbe più riuscito a raggiungere i risultati del primo giorno di lavoro, avendo trascurato, nella fretta del suo lavoro, di affilare la lama dell’ascia. Ritengo che tutti gli insegnanti partecipanti al Convegno abbiano avuto la possibilità di affilare la lama della propria ascia professionale.

Prof.ssa Maria Angela Caffio, Istituto Comprensivo “R Moro” di Taranto

Organizzatori

LS Scuola
Centro Darwin di formazione e ricerca
I. C. Renato Moro – Taranto
CeDisMa

Luogo

Taranto